Disegno e disabilità: da strumento d’indagine ad occasione d’incontro.
Il disegno di Roberta
Il disegno di Roberta ci consente di entrare in contatto con il complesso mondo dei disturbi dell’apprendimento
Roberta ha nove anni e, pur avendo un quoziente intellettivo completamente nella norma, presenta notevoli difficoltà a seguire il normale iter scolastico. Dopo un lungo penare da parte dei genitori e della scuola si è arrivati alla diagnosi di Dislessia Evolutiva. La dislessia è forse il più conosciuto tra i disturbi specifici dell’apprendimento. Essa è caratterizzata dalla difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica.
Roberta non è affiancata da un’insegnante di sostegno. Per lei, come spesso accade per i bambini con disturbo dell’apprendimento, la vita scolastica è particolarmente complicata: l’adeguato livello cognitivo e la particolare sensibilità rendono consapevole l’alunna delle proprie difficoltà, le strategie individuate di volta in volta (non leggere ad alta voce in classe, avere accanto l’insegnante durante le attività che richiedono la scrittura, per fare degli esempi) la portano a sentirsi isolata rispetto al gruppo classe con il quale non ha mai avuto modo di poter condividere apertamente le proprie difficoltà.
Il disegno, pur nella bellezza del tratto grafico e nella nitidezza dei colori, è la rappresentazione di un disagio.
Lasciata libera di commentare la sua produzione pittorica, Roberta spiega di aver disegnato una lezione di matematica, il bambino alla lavagna è solo perchè è stato disubbidiente e, dunque, si è dovuto trattenere in classe mentre glia altri sono in palestra per l’attività motoria.
E’ palese l’emergere di alcune modalità difensive: rappresentare come maschio l’alunno in difficoltà permette a Roberta di trovare la giusta distanza dai propri problemi di apprendimento, l’assenza della classe intesa come gruppo di bambini ed il riferirsi alla lezione di matematica (materia in cui non riscontra particolari difficoltà) le permette di mettersi in contatto con le sue parti sane evitando il giudizio, spesso impietoso nella realtà, dei suoi compagni.
Le parole da leggere, fonte di ansia e frustrazione, punteggiano tutto il disegno ma sono indistinguibili sul cartellone verde appeso alla parete mentre sui banchi, dove sono poggiati i libri aperti, sono “blindate” dalla presenza di sedie che, come grate, bloccano lo sguardo dell’osservatore.
Le parole sono sempre lì ma Roberta non riesce a farle sue.