Disegno e disabilità: da strumento d’indagine ad occasione d’incontro.

Il disegno di Anna

Il primo disegno è quello di Anna una bambina autistica di undici anni.

Anna parla poco e spesso con una modalità ecolalica (ossia ripetendo l’ultima parte della domanda che le è stata appena rivolta).

Possiede, però, una grande competenza grafica che rappresenta anche ottimo “termometro” per misurare i suoi stati d’animo ed il suo umore.

La scelta dei personaggi si modifica se è arrabbiata o nervosa (in questo caso sceglie personaggi femminili che piangono o mostrano i denti) o, invece, serena e tranquilla (allora traccia principesse dai vaporosi vestiti rosa).

Anna accetta di buon grado di disegnare la classe, la presenza dei volti sorridenti dell’insegnante e dell’alunno sono il segno tangibile del suo “star bene in classe”.

Altri elementi del disegno  testimoniano il grado di isolamento che l’autismo la spinge a sperimentare: la classe è sostanzialmente priva di compagni, solo i libri aperti sui banchi testimoniano la loro presenza; l’unico rapporto possibile è quello tra alunno ed insegnante ma anche questo è del tutto parziale: il contatto oculare (difficoltoso se non completamente assente nei bambini autistici) è impedito da due elementi: la posizione del bambino  e gli occhi chiusi dell’insegnante che sorride bonaria ma senza guardare.

Anna è una bambina che si è notevolmente arricchita grazie all’esperienza scolastica: ha imparato a leggere (anche se lo fa  con un filo di voce) ed a scrivere, accetta di buon grado la vicinanza dei compagni anche se non riesce ad essere propositiva nei loro confronti Il disegno è dunque uno specchio fedele della realtà vissuta dalla bambina: la classe rappresenta per lei un luogo di contenimento  che le consente di avvicinarsi agli altri pur evitando quel coinvolgimento che l’autismo rende difficoltoso.

La “lettura” del disegno ha, inoltre, consentito al corpo docenti di ricevere le conferme di bontà del proprio operato che, a causa delle enormi difficoltà comunicative di Anna, non erano riusciti mai a ricevere attraverso il linguaggio.

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